IL CAPO
ROBERTO CONTI
Colui che ci ha creduto
Se è vero che di ‘figlio d’arte’ si parla (lavora in azienda fin dai 18 anni, con una gavetta di tutto rispetto) è altrettanto vero che certe attività non sono in grado di progredire come mera eredità, ma necessitano di passione e di coraggio. E’ colui che ci ha creduto, decidendo nel 1999 di acquisire a pieno titolo i vecchi vigneti, la cantina interrata e la storica leopoldina attigua all’azienda, logora e malmessa ma di fascino indiscusso. Guardare oggi ciò che era è certamente la migliore ricompensa, anche se non è finita…
La vigna preferita: Il Capanno (3 ettari, sangiovese a chicco piccolo, allevamento a doppio capovolto), una vigna giovane che ha però acquisito un ruolo chiave poiché regala il miglior vino dell’azienda, caratterizzato estratti secchi importanti, alcolicità considerevoli ed un colorito carico e brillante. L’origine del nome tra spunto, come spesso accade, da ciò che vi era prima di essere una vigna e cioè un capanno utile al rimessaggio degli attrezzi.
IL CAPO DEL CAPO
STEFANIA TOFANI
Revisore dei Conti
Quella sopra è la migliore sintesi e descrizione del ruolo: supervisiona i conteggi ed i Conti, da anni si occupa dell’amministrazione dell’azienda ed è difficile le sfugga qualcosa: alla fine della giornata i Conti devono tornare, sia quelli numerici che quelli umani.
La vigna preferita: Le cave (2 ettari, sangiovese, allevamento a cordone) è la vigna che dà a tutti il benvenuto in azienda, infatti quando da Montespertoli si entra in via Mandrie dopo qualche metro è inevitabile non restare incantanti dal panorama che si scorge tra filare e filare di questo vigneto, il più alto tra tutti. Dal 2020 è ‘sorvegliata’ dalla Madonnina, statua qui collocata e benedetta durante l’epidemia Covid-19. L’origine del nome è toponomastica, poiché già nel catasto leopoldino del ‘600 quest’area era individuata come ‘le cave’, in ragione della caratterizzazione del terreno che crea anfratti rocciosi utilizzati in tempo di guerra come rifugi antibomba. Una vigna esposta a pieno sole e ben drenata ove si vendemmia il più vitigno tipico del chianti, il Sangiovese.
AZZECCAGARBUGLI DELL’AZIENDA
GIULIA CONTI
Dalle leggi di stato a quelle del vino
Dopo una maturità classica, una laurea in giurisprudenza e qualche anno di praticantato in avvocatura è approdata anch’essa in azienda. Un percorso sicuramente meno consueto ma non per questo sconveniente: nei tempi in cui viviamo vendere il vino significa non soltanto saper produrre un buon prodotto ma anche realizzarlo nel massimo rispetto di standard qualitativi e normativi, promuoverlo e gestire vendita e postvendita. A qualcuno può sembrare la parte noiosa del lavoro, ma è forse quella che permette di entrare meglio in questo mondo, capirne logiche ed evoluzioni, percepirne la poesia e la veracità.
La vigna preferita: il campo del morto (1 ettaro, syrah, allevamento a cordone), ha un nome curioso per non dire funereo, ma la storia del nome non può non affascinare una classicista. La leggenda narra infatti che in questo campo fosse stata sepolta una sella d’oro, prezioso cimelio di un tale che decise di nasconderla sottoterra per conservarla al sicuro in tempo di guerra, non sopravvivendo tuttavia egli stesso alla guerra. Romolo Conti assieme al fido contadino Cavino hanno scavato il campo in lungo ed in largo, senza alcun successo e quindi di prezioso oggi resta soltanto il vino prodotto dalla vigna ivi impianta una quindicina di anni fa. Tuttavia la preferenza e la denominazione di questa vigna hanno anche un’altra motivazione e la si può spiegare nell’osservarne il terreno, così sassoso e aspro che nessuno penserebbe mai possa nascervi qualcosa di buono, salvo poi restare stupiti dall’indiscussa qualità del syrah che ne nasce, ricco di mineralità, residui zuccherini rilevanti e colore rosso carico.
FATTORE FACTOTUM
EDOARDO CONTI
Agricoltore nato
Da sempre ai libri ha preferito le vigne, alle lezioni di storia le lezioni di guida sul trattore. Il vano tentativo di farlo studiare è stato però riscattato da un’autentica passione per il lavoro. E’ giovane ma alle spalle ha ormai diversi anni di ‘pratica sul campo’, si occupa della gestione dell’azienda agricola: niente colletti bianchi, ma scarpe antinfortunistiche, trattore in marcia e vigneti come seconda casa.
La vigna preferita: vigna dei papaveri (4 ,5 ettari work in progress, sangiovese, merlot, alicante, canaiolo, allevamento a guyot) si tratta di una vigna che sta crescendo assieme al suo coltivatore, abbraccia un bouquet varietale ampio fatto di sangiovese, alicante, canaiolo e merlot, quasi a rassomigliare il variegato bouquet floreale che colora i filari in primavera ed estate e che gli è valso il nome di vigna dei papaveri. Con il tempo diventerà la vigna più grande per estensione, circa 9 ha, ma con calma: ettaro, dopo ettaro, vendemmia dopo vendemmia, così impareremo a conoscerla meglio.